Olio su tela 40 x 50 cm |
giovedì 31 maggio 2012
mercoledì 30 maggio 2012
martedì 29 maggio 2012
"Emozioni di Ortigia"
"Nella tendenza, tipica della pittura figurativa dei nostri giorni, alla sintesi tra invenzione e ricreazione di stati emozionali attraverso la rivisitazione della forma, della veduta, del paesaggio, dello scorcio caratteristico, l'arte di Tomie Nomiya trova riferimento privilegiato e un punto di partenza che senza mai perdere di vista l'intellegibilità e l chiarezza dell'impostazione (elementi chiave del comunicare) riesce a suggerire una bella varietà di emozioni e di inquietudini, sempre presentate con discrezione, mai con aggressività, e con un taglio quasi scenografico delle angolazioni e delle prospettive.
Nella formazione artistica di Tomie Nomiya ( le cui opere sono state esposte, tra l'altro, nel 1996 a Luanda, alla Guest House dell'Agip Angola) sono intervenuti due principali maestri, Tazawa negli anni '78/'79 e De Tomassi nel 1987, da cui l'artista ha mutuato (con esiti del tutto originali) rispettivamente la pennellata decisa, ricca di cromatismi, e la delicatezza quasi acquarellistica di segni, sfumature e particolari.
Dall'unione di questi due influssi apparentemente in contrasto nasce una pittura viva, affermativa, che trova i suoi punti di forza nella semplicità dell'enunziato, nello studio minuzioso del dettaglio, specchio del lavoro interiore e sopprattuto in quel senso molto particolare di quiete, di misteriosa attesa, de silenzio "pieno", evocato in ogni momento e affiorante dai profili dei palazzi, dai cieli movimentati, dai luminosi cortili, dagli scorci dei vicoli di Ortigia ripresi da Tomie Nomiya e significativamente caratterizzati dall'assenza di figure umane: ma, come scrive Attilio Bertolucci, "assenza, più acuta presenza".
JOE SCHITTINO
Nella formazione artistica di Tomie Nomiya ( le cui opere sono state esposte, tra l'altro, nel 1996 a Luanda, alla Guest House dell'Agip Angola) sono intervenuti due principali maestri, Tazawa negli anni '78/'79 e De Tomassi nel 1987, da cui l'artista ha mutuato (con esiti del tutto originali) rispettivamente la pennellata decisa, ricca di cromatismi, e la delicatezza quasi acquarellistica di segni, sfumature e particolari.
Dall'unione di questi due influssi apparentemente in contrasto nasce una pittura viva, affermativa, che trova i suoi punti di forza nella semplicità dell'enunziato, nello studio minuzioso del dettaglio, specchio del lavoro interiore e sopprattuto in quel senso molto particolare di quiete, di misteriosa attesa, de silenzio "pieno", evocato in ogni momento e affiorante dai profili dei palazzi, dai cieli movimentati, dai luminosi cortili, dagli scorci dei vicoli di Ortigia ripresi da Tomie Nomiya e significativamente caratterizzati dall'assenza di figure umane: ma, come scrive Attilio Bertolucci, "assenza, più acuta presenza".
JOE SCHITTINO
lunedì 28 maggio 2012
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